Stare da soli durante il digiuno

Stare da soli durante il digiuno
Edward Earle Purinton

Stare da soli o con estranei è il consiglio di Edward Earle Purinton quando si intende fare un digiuno

Edward Earle Purinton ha scritto La Filosofia del Digiuno nel 1905 e il lettore potrebbe pensare che le informazioni e la conoscenza in esso contenute siano obsolete.

Commenti e quesiti dello stesso genere in passato mi sono stati posti anche riguardo i libri di Arnold Ehret, ma ormai tutti sono certi che per quanto risalgano a un secolo fa i contenuti sono sempre attuali come informazioni, conoscenza e conseguimento di risultati tramite la loro applicazione.

Man mano che proseguivo nella traduzione del libro, rimanevo meravigliato nel rendermi conto che, per quanto l’Uomo in un secolo abbia fatto progressi inimmaginabili nei più svariati campi, sotto certi aspetti non ha fatto molti cambiamenti, soprattutto dal punto di vista del suo carattere o modo di essere, come potrai renderti conto leggendo l’estratto che pubblico in questa pagina.

Edward Earle Purinton è un autore avanti sui tempi, libero da qualsiasi tipo di convenzione sociale e dall’influenza della personalità. Il digiuno di cui parla è il digiuno dei maestri, dei saggi, e fà una panoramica di tutti gli aspetti dal punto di vista filosofico fra i quali, per esempio, digiunare per la salute, la ragione principale per cui normalmente si intraprende un digiuno, è un tredicesimo dell’intera magnifica esposizione.

L’aspetto spirituale del digiuno è tenuto in massima considerazione dall’autore che invita a studiare anche altri libri del genere di quelli di Arnold Ehret per la corretta pratica del digiuno, non trascurando lui stesso di dare importanti informazioni e avvertimenti per il corretto svolgimento della pratica.

Dalle Venti regole per un digiuno sicuro ti voglio far conoscere la REGOLA 8 e ti renderai conto che certe cose pare proprio che non cambino mai!

REGOLA 8 — Stare da soli, o tra estranei.

Il modo più sicuro per fare di un uomo il tuo nemico è quello di dargli dei “consigli amichevoli” in abbondanza. Secondo questa ipotesi, ogni amico di un digiunatore diventa il suo più fatale nemico.

Se non si preoccupano fino a diventare isterici per la paura che tu muoia di fame, faranno come minimo commenti sul tuo aspetto, diagnosticheranno sintomi, ti chiederanno di descrivere come ti senti, in poche parole ti tormenteranno fino a svuotarti di quella stessa vita che sono così ansiosi di proteggere. Nessun ottico ha mai trovato occhialetti che allevino la miopia della Sollecitudine; è congenita e non può essere curata.

Non dire che intendi digiunare

Non dire neanche ai tuoi amici e parenti che intendi digiunare. A meno che tu non sia benedetto da quel raro dono degli dei — un compagno o una innamorata che capisca. La comodità di essere accolti dal consiglio e dalla simpatia di questo Uno sarebbe legittima e indicibilmente rassicurante. Vai fuori a campeggiare; noleggia una casa galleggiante; trova alloggio presso un contadino lontano, rientrando solamente di notte; meglio di tutto, arrotola qualche accessorio in un sacco a pelo impermeabile e affrettati a raggiungere un qualche posto solitario tra le montagne o in riva al mare.

Un altro motivo al di là dell’interferenza di amici. Se ogni giorno sei in compagnia di persone assuefatte alla monotonia dei tre pasti, non puoi evitare di vedere, odorare, e ricordare il cibo. Non è una situazione salutare per uno che cerca cosí disperatamente di dimenticare il cibo. Tieniti lontano dal tavolo, dalla credenza, dal libro di cucina e dalla campanella della cena. Non perché potresti essere “tentato di mangiare” — in quel caso, fèrmati immediatamente lì fin quando non avrai conquistato l’errante tendenza. Ma perché stai vivendo su un piano superiore e non devi essere irritato da quelle grossolane vibrazioni che si attivano quando si mangia.

Ancora una terza considerazione. Un completo cambiamento di scenario è essenziale, e va a vantaggio di una nuova prospettiva. Nessuna traccia di vecchie relazioni, nessuna iterazione di offerte della memoria, nessuna influenza deviante dovrebbero essere sopportate tra te e l’orizzonte.

Qualsiasi psicometrista ti dirà come anche gli oggetti completamente inanimati siano impregnati dell’aura dei loro proprietari o di chi li usa. Libri, quadri, mobili, ogni cosa — tutti portano un messaggio di bene o di male che non possiamo evitare di ricevere, lo si voglia o meno. La vera atmosfera di una casa per lebbrosi è una maledizione, la vera atmosfera di un luogo di culto è una benedizione. Tutto ciò serve a sottolineare la necessità di stare da soli mentre si consegue il Digiuno.

Qui trovi il libro completo:
La filosofia del digiuno

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Di Luciano Gianazza

Luciano Gianazza, già traduttore dei libri originali di Arnold Ehret, ed ora anche di Edward Earle Purinton, scrive articoli di carattere filosofico spirituale che rispecchiano le sue personali esperienze lungo il cammino della conoscenza, oltre ad altri sulla corretta alimentazione dell’uomo.